Processo Perricone, prosegue l’esame dei testimoni della difesa

redazione

Processo Perricone, prosegue l’esame dei testimoni della difesa

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venerdì 18 Ottobre 2019 - 06:12

Nel corso dell’udienza, tenutasi al Palazzo di giustizia di Trapani, sono stati ascoltati alcuni colleghi e familiari del funzionario del centro per l’impiego di Alcamo, Emanuele Asta, coimputato nel procedimento giudiziario in corso assieme all’ex vicesindaco della città.

Si è svolta mercoledì mattina, nell’aula intitolata al magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto del tribunale di Trapani, l’udienza del processo a carico dello storico esponente del PSI di Alcamo, Pasquale Perricone, e altri tre soggetti: Maria Lucia Perricone, Marianna Cottone ed Emanuele Asta. Tutti coinvolti nell’inchiesta “Affari sporchi” del 2016, condotta dalla procura di Trapani e, precisamente, dalla dottoressa Rossana Penna e dal dottore Marco Verzera, e accusati di vari reati, tra cui: associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, truffa allo Stato e alla UE, corruzione.

Davanti al collegio dei giudici, presieduto dal dottore Enzo Agate, e a latere la dottoressa Roberta Nodari e la dottoressa Chiara Badalucco, sono stati ascoltati 5 testimoni della lista della difesa del funzionario del Centro per l’impiego di Alcamo, Emanuele Asta, coimputato nel processo assieme all’ex vicesindaco della città, Pasquale Perricone per l’appunto. L’avvocato Salvatore Alagna, che insieme al collega Vincenzo Catanzaro difende il dirigente dell’ufficio di collocamento, ha esaminato dapprima la signora Daniela Trovato, dipendente del Comune di Alcamo, la quale nel 2012 si occupava di acquisire le istanze sull’utilizzo delle sale del Centro Congressi Marconi di Alcamo dove si sarebbe svolto il seminario della Promosud srl, la società che si occupava di formazione professionale, amministrata da Marianna Cottone, ma, per i pubblici ministeri, riconducibile a Pasquale Perricone.

Secondo la tesi dei pm, il summenzionato convegno, avente ad oggetto il risultato di uno dei corsi organizzati dalla cooperativa, non si sarebbe mai svolto, contrariamente a quanto affermato dal funzionario pubblico, e cioè di avervi partecipato come relatore, poiché smentito anche da un suo superiore. La teste, esaminata dall’avvocato Alagna, però, ha affermato di non ricordare una interlocuzione con la Promosud, in quanto all’epoca si occupava delle prenotazioni degli eventi e non entrava in contatto con i rispettivi organizzatori. Successivamente, è stata sentita la signora Antonella Ruisi, moglie di Emanuele Asta, alla quale è stato chiesto dal legale di quest’ultimo se ha mai lavorato per la Promosud. Per l’accusa, infatti, il funzionario pubblico, in cambio di benefici economici, attraverso l’assegnazione di incarichi professionali retribuiti dalle cooperative gestite dalla Cottone e dal Perricone, per la propria coniuge e nipote, avrebbe omesso di controllare il reale e regolare funzionamento dei corsi di formazione, attivati dopo l’ammissione ai bandi della Regione con fondi UE, organizzati dai suddetti. Secondo la Procura, a fornire prova della tesi, ossia delle promesse fatte dai due sodali ad Emanuele Asta, vi sono le intercettazioni svolte nel 2015 all’interno dell’ufficio sito in Alcamo via Goldoni, sede della Promosud. L’avvocato Alagna poi ha chiesto alla teste Ruisi per quali enti di formazione ha lavorato la signora. La teste ne ha elencato diversi, tra cui il famoso IAL (istituto finito nel 2014 al centro di uno scandalo sulle gravi irregolarità di gestione). Poi, le è stato chiesto se conosceva Pasquale Perricone. La signora Ruisi ha spiegato di non averlo mai incontrato di persona, ma di averne sentito parlare tramite il marito. Infatti, nel corso del controesame, effettuato dalla dottoressa Penna, ha raccontato che il funzionario Emanuele Asta, negli anni ’90, militava nello stesso partito del Perricone, il Psi per l’appunto, ed ha ricoperto la carica di assessore all’Urbanistica di Alcamo in detto periodo storico.

Dopo è stata ascoltata dalla difesa la testimone Lea Accardo, nipote acquisita dell’Asta. La teste, interrogata dall’avvocato Alagna, ha raccontato di aver conosciuto Marianna Cottone tramite lo zio, il quale l’aveva indirizzata nella sede dove lavorava per aiutarla nella registrazione al portale online Piano Giovani della Regione Sicilia, poi non andata in porto a causa del malfunzionamento della piattaforma. Negli stessi locali della Promosud, la teste Accardo ha conosciuto anche Pasquale Perricone, ma ha dichiarato di avere conversato solo quella volta con lo stesso. Il pubblico ministero, invece, ha chiesto alla signora Accardo se si è mai rivolta allo zio per perorare la sua causa, ossia  la ricerca di un lavoro. La sua risposta è stata negativa. Infine, sono stati sentiti due colleghi del funzionario del Centro dell’impiego di Alcamo, Antonino CrimiFrancesca Asta, i quali hanno spiegato i loro compiti in merito ai corsi della formazione professionale. In particolare, i due impiegati hanno raccontato come si svolgevano la vidimazione dei registri e i controlli sull’attività svolta in aula. Quest’ultimi avvenivano nello specifico attraverso una check list da compilare durante i sopralluoghi che dovevano essere svolti sempre a sorpresa. Proprio tale punto è contestato dai pm ai soggetti imputati. Secondo l’accusa, Perricone avrebbe ottenuto il pagamento delle somme richieste all’Assessorato Regionale grazie al fondamentale apporto di Emanuele Asta, il quale nello specifico, sfruttando la sua veste di direttore del Centro per l’impiego di Alcamo e dei suoi rapporti con il suo omologo di Partinico, avrebbe avvertito i suoi sodali delle date in cui sarebbero avvenuti i controlli per consentire loro di compilare i registri e assicurare la presenza di docenti ed allievi dei corsi. Il funzionario pubblico inoltre non avrebbe riconosciuto nessuna delle irregolarità deducibili dalla mera lettura dei registri delle presenza; avrebbe definito con esito positivo suddetti controlli nonostante fosse a conoscenza della matrice fittizia dei corsi; infine, avrebbe fornito consigli su come aggirare le norme e vanificare le ispezioni dei Centri per l’impiego al fine di garantire al comitato d’affari, come definito dai magistrati trapanesi, l’impunità per i reati di truffa e falso.

Linda Ferrara

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