Scrive Giovanni Amoroso sulla commemorazione di via D’Amelio e la prima volta senza Rita

redazione

Scrive Giovanni Amoroso sulla commemorazione di via D’Amelio e la prima volta senza Rita

Condividi su:

venerdì 19 Luglio 2019 - 16:57

Sono passati 27 anni da quel 19 luglio 1992. Ventisette anni dalle immagini che tutta l’Italia ha impresse nella memoria: cinquantasette giorni dopo la strage di Capaci, in cui moriva il giudice Giovanni Falcone insieme alla moglie e agli agenti della scorta, in via D’Amelio a Palermo una Fiat 126 imbottita di esplosivo veniva fatta saltare in aria davanti alla casa della madre del giudice Paolo Borsellino. A ucciderlo non è stato il nemico» Per lui, per gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna della Polizia a morire in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, non c’era stato scampo. Ventisette anni dopo in via D’Amelio il ricordo del giudice, le commerazioni, per la prima volta senza Rita Borsellino, morta lo scorso anno. «Quest’anno mi riesce più difficile partecipare alle celebrazioni perché non c’è Rita – ha detto il fratello Salvatore – ma sono felice che, per la prima volta, questo anniversario sia stato programmato insieme dal movimento delle Agende rosse e dal Centro studi Paolo Borsellino. Per me non si tratta solo di fare memoria, ma di lotta perché ogni volta dobbiamo ricordare che a ucciderlo non è stato il nemico, bensì il fuoco che proveniva dalle sue spalle, da chi doveva combattere insieme a lui. Per questo per me memoria significa lotta».

Giovanni Amoroso

Condividi su: