Truffa aggravata, dichiarazioni fraudolente: la Procura indaga l’imprenditore marsalese Michele Licata. Sequestrati milioni di beni e quote societarie

Claudia Marchetti

Truffa aggravata, dichiarazioni fraudolente: la Procura indaga l’imprenditore marsalese Michele Licata. Sequestrati milioni di beni e quote societarie

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mercoledì 22 Aprile 2015 - 11:06

“Un sequestro patrimoniale che non ha precedenti nell’ambito del circondario di Marsala e forse anche nel trapanese”. Con queste parole il procuratore Alberto Di Pisa ha presentato l’operazione con cui ha disposto un sequestro di circa 90 milioni di euro ai danni del gruppo imprenditoriale che fa riferimento al marsalese Michele Licata. Tramite l’intervento della Polizia Tributaria di Trapani e della Sezione PG della Guardia di Finanza, sono state sequestrato somme in denaro e titoli riferibili a Licata e alle figlie Clara Maria e Valentina, che risultano indagate assieme al padre e ad altri dieci soggetti. In particolare, al noto imprenditore marsalese si contestano i reati di truffa aggravata ai danni dello Stato, dichiarazione fraudolenta finalizzata all’evasione fiscale ed emissioni di fatture finalizzati ad operazioni inesistenti. Nell’ambito della suddetta operazione sono state sequestrate somme di denaro pari a circa 15 milioni di euro, cui va aggiunto il valore delle strutture sequestrate al gruppo Licata: Delfino s.r.l.; Roof Garden, Delfino Ricevimenti; Rubi s.r.l.; L’arte bianca” s.r.l., Rakalia s.r.l., Sweet Temptation s.r.l. Tra somme di denaro, titoli e beni immobili, il valore del sequestro è stimato in circa 90 milioni di euro. “I dipendenti delle strutture sequestrate possono stare tranquilli – ha spiegato Di Pisa – E’ stato nominato un amministratore giudiziario che curerà le aziende, per cui nulla cambierà per quanto riguarda gli stipendi. L’unica differenza è che i proventi delle attività non andranno nel conto di Licata, ma in un altro conto”.Tra gli indagati anche i titolari di dieci aziende del territorio, accusati di aver emesso fatture false molto elevate per importi inesistenti a beneficio del gruppo Licata: si tratta delle ditte individuali “Sciacca Giuseppe”, “Castiglione Maria Rosa”, “Security di Ferro Domenico”, “I.S.P.E. – Industria Siciliana di Polistirolo Espanso – di Bongiorno Giacomo & C. S.a.s.; “Master Impianti di Palmeri Carlo”; “Fiocca Vito Salvatore”; “Ambienti Hotel di Messina Gaspare”; “Centro Dorelan di Cammareri Leonarda”; “Si.Service srl”; Pi.Ca.M. snc di Nizza Antonino & C.”. In parte le suddette fatture false sono state utilizzate anche per poter usufruire di fondi comunitari. Dalle indagini non sono tuttavia emerse complicità da parte degli uffici regionali che hanno vagliato le pratiche presentate. Come confermato anche dal suo legale, l’avvocato Paolo Paladino, Michele Licata si è detto disponibile a regolarizzare la propria posizione e a restituire allo Stato quanto dovuto.

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