Voto di scambio ad Alcamo: ecco le motivazioni della sentenza che ha condannato Papania

redazione

Voto di scambio ad Alcamo: ecco le motivazioni della sentenza che ha condannato Papania

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giovedì 13 Ottobre 2016 - 15:44

Sono state depositate poche settimane fa le motivazioni della sentenza emessa il 21 aprile del 2016 dal giudice Lucia Fontana del tribunale di Trapani, nell’ambito del processo per voto di scambio, che ha condannato l’ex senatore del PD, Antonino Papania, e il suo braccio destro, Massimiliano Ciccia, rispettivamente a 8 mesi di reclusione e 400 euro di multa, oltre al risarcimento dei danni delle parti civili costituitesi. Sono risultate fondate, secondo il magistrato, “le prove relative alla corruzione elettorale compiuta attraverso la dazione dei pacchi alimentari agli elettori”

Dopo cinque mesi di attesa, sono state depositate il 22 settembre scorso le motivazioni del giudice Lucia Fontana concernenti la condanna per il reato di voto di scambio alle elezioni amministrative del 2012 ad Alcamo, emessa il 21 aprile 2016 nei confronti di Antonino Papania, ex senatore del PD, e il suo collaboratore, Massimiliano Ciccia. Nell’ambito del procedimento penale, svoltosi con il rito abbreviato, i due soggetti sono stati ritenuti colpevoli del suddetto reato compiuto in concorso a Giuseppe Bambina, Filippo Renda, Giuseppe Galbo. Invece, i coimputati Giuseppe Milana e l’ex consigliere comunale dell’Italia dei Valori, Antonio Nicolosi, verranno giudicati separatamente avendo fatto ricorso al rito ordinario (procedimento giudiziario attualmente in corso). L’attività processuale, dunque, si è articolata in 22 udienze e si è conclusa dopo quasi un anno e mezzo. Il procedimento giudiziario era iniziato il 3 ottobre del 2014, a seguito della richiesta di rinvio a giudizio, nel maggio dello stesso anno, del pubblico ministero, Anna Tranchillo, nei confronti di Bambina, Renda, Galbo, Milana e Nicolosi, accusati di associazione a delinquere; e di Papania e Ciccia per concorso esterno in detta associazione (reati per i quali in seguito saranno tutti assolti). Inoltre, per tutti gli imputati, il PM presentava la richiesta di rinvio a giudizio per voto di scambio. Sono stati ammessi parte civile nel processo Niclo Solina (all’epoca dei fatti candidato sindaco della lista Alcamo Bene Comune), il Comune di Alcamo, e per la prima volta nella storia della Repubblica italiana 113 elettori. Non sono state accolte le richieste del Movimento politico ABC e le associazioni CODICI onlus, CODICI e Obiettivo legalità. Tutta l’attività d’indagine svolta dalla procura di Trapani è ruotata attorno alla figura del Nicolosi, il quale, per raggiungere l’obiettivo di diventare nuovo componente del consiglio comunale di Alcamo, nel 2012, mise in atto una struttura organizzativa di accaparramento dei voti di cittadini in condizioni di indigenza, in cambio della promessa di voto. Una condotta che sembrerebbe, dunque, aver alterato la scelta democratica fatta dagli elettori alcamesi alle amministrative di quattro anni fa, che segnarono la sconfitta per soli 39 voti di Niclo Solina, parte lesa nel processo, nei confronti del suo rivale Sebastiano Bonventre.

La ricostruzione dei fatti

Le attività investigative, basate in gran parte sull’utilizzo delle intercettazioni, sono iniziate a seguito di diversi attentati incendiari, nel gennaio 2011, ai danni di Antonio e Giuseppe Possente. Le indagini avviate dalla procura contro ignoti condussero a tale Gaspare Martucci, soggetto con precedenti giudiziari, e alle sue comunicazioni costanti con Antonio Nicolosi, ex carabiniere in congedo dal 2005, il quale già nel giugno del 2011, un anno prima delle elezioni amministrative, mostrava l’intenzione di volersi candidare al consiglio comunale. Dalle conversazioni tra i due emergeva il piano del Nicolosi per accaparrarsi i voti necessari non solo alla sua elezione come consigliere, ma addirittura come futuro assessore allo Sviluppo Economico: la costituzione delle associazioni AIDA, il Senso della Vita, Legalità e Trasparenza. Inoltre, Antonio Nicolosi aveva pensato di mettere su anche un patronato INPAS. “A me non interessa il patronato…a me interessa dare servizi alle persone per il fine mio…fino a maggio…fino alle elezioni ho messo a disposizione il mio ufficio…dopo maggio si devono andare a cercare l’ufficio!”. Così, parlava l’aspirante consigliere comunale intercettato dai suoi ex colleghi in divisa. A capo di tali associazioni Nicolosi collocava come presidente e vice presidente le persone di sua fiducia: Giuseppe Bambina, Filippo Renda, Giuseppe Milana; mentre la gestione del CAF veniva affidata a Giuseppe Galbo (istruttore dei “cantieri scuola” istituiti dall’amministrazione di Giacomo Scala). Tranne il “fido scudiero” di Nicolosi, Giuseppe Bambina, soggetto in passato vicino alle famiglie mafiose dei Greco e dei Lo Piccolo, le altre sono tutte persone incensurate. Le associazioni citate, esclusa “Legalità e Trasparenza”, sono state accreditate settimane dopo la loro costituzione, nel gennaio 2012, presso il “Banco Opere Carità Sicilia” con sede a Palermo e deposito a Bagheria, che opera nella distribuzione alimentare fra i meno abbienti, ed è convenzionato con fonti pubbliche. Per ottenere il via libera dal responsabile del “Banco”, Francesco Paolo Ciulla, Nicolosi cercò l’aiuto di Massimiliano Ciccia, collaboratore dell’ex senatore Antonino Papania. Infatti, la prima data disponibile per l’accreditamento delle associazioni di Nicolosi, inizio gennaio, risultava troppo tardiva per i suoi piani. Precisamente, se le associazioni fossero riuscite ad accreditarsi entro il 16 dicembre del 2011, durante le festività natalizie si sarebbero potuti consegnare ai cittadini bisognosi i panettoni e gli altri generi alimentari. Il fine di Antonio Nicolosi, però, era tutt’altro che sociale. I pacchi alimentari costituiranno il nucleo essenziale dello “scambio-patto elettorale”. Infatti, egli era consapevole che per riuscire ad essere eletto doveva ottenere circa 400 preferenze. In passato, il Nicolosi si era già candidato e aveva ottenuto 97 voti. “Dal discorso del mangiare” Nicolosi adesso poteva contare su 400 famiglie, come affermato da lui stesso nell’ambito di una conversazione intercettata, e azzeccava con il suo pronostico: verrà eletto nel maggio del 2012 con 410 voti di preferenza nella lista Italia dei Valori, collegata al candidato sindaco Sebastiano Bonventre, appoggiato dall’ex senatore del PD Antonino Papania. Dunque, le associazioni serviranno a Nicolosi per finanziare illegalmente la sua campagna elettorale, ma per raggiungere lo scopo dovrà superare l’ostacolo dell’accreditamento e, per tale motivo, come succitato, aveva richiesto l’aiuto di Massimiliano Ciccia, che vantava ben sei associazioni accreditate presso il Banco. Verrà accertato che proprio il Ciccia, anche se i rapporti tra i due non erano dei migliori, ha dato una mano all’ex carabiniere nella fase in cui le associazioni AIDA e Senso della Vita non erano ancora convenzionate con il Banco, fornendogli gli alimenti necessari allo “scambio elettorale”, attraverso il dirottamento dei prodotti alimentari dalle proprie associazioni verso quelle del Nicolosi. Il tutto è stato realizzato mediante gli elenchi dei soggetti beneficiari consegnati dagli uomini di Antonio Nicolosi alla segretaria del Ciccia, Sabrina Matranga. La sua segretaria si è occupata anche della fase istruttoria dell’accreditamento delle associazioni dell’ex consigliere comunale dell’Idv. Dunque, Massimiliano Ciccia era l’interlocutore obbligato di Nicolosi, da quest’ultimo estremamente ricercato. Secondo quanto si legge nelle motivazioni della sentenza “Non è sostenibile che Ciccia, forte di una storia personale di impegno nel sociale, ritenesse con questa sua collaborazione di agevolare una spinta filantropica improvvisa ed impellente del Nicolosi”. L’aiuto del Ciccia significava aiuto di Papania, in quel momento papabile candidato sindaco (come citato sarà in seguito Sebastiano Bonventre a candidarsi per tale carica politica). Una intenzione dallo stesso confermata nell’ambito dell’inchiesta “Bomba carta”, dalla quale nascono le intercettazioni che porteranno all’altro processo per voto di scambio attualmente in corso. Inoltre, è lo stesso Nicolosi a spiegare i suoi rapporti con il senatore, chiarendo che è il suo referente nell’ambito di una conversazione intercettata. Nicolosi non ha remore nel dire “Decideranno loro dove mettermi”, riferendosi al senatore Papania e al nominato Turano (attualmente deputato dell’Udc all’ARS). Infatti, Antonio Nicolosi era soltanto interessato al risultato “Non ha interessi né ideali che lo vincolano ad appartenenze politiche”, come si legge nelle motivazioni della sentenza. E l’appoggio di Papania alla sua candidatura risulta chiara dal discorso pronunciato, testimoniato da un video, durante la campagna elettorale del 2012. Dinanzi ad un folto pubblico, l’ex senatore pronunciava le parole a sostegno del candidato dell’Idv “Se Antonio Nicolosi prende impegni con voi questi impegni li prendo io personalmente! Noi in politica ci siamo per questo…”. Tra l’altro, le segretarie dell’ex senatore erano le persone incaricate di passare gli elenchi dei nominativi da invitare alle riunioni politiche alla segretaria del Ciccia, Vitalba Asta, come dalla stessa riferito.

Conclusioni del giudice

Il 21 aprile scorso il giudice Lucia Fontana ha assolto dall’accusa di associazione a delinquere Bambina, Galbo, Renda, e dal concorso esterno Papania e Ciccia. Questo è un passaggio delle spiegazioni fornite dal magistrato a riguardo “Il sodalizio tra gli imputati associati era destinato ad esaurirsi con il raggiungimento del risultato elettorale ottenuto grazie al mercimonio elettorale perpetrato”. E, poi, “L’organizzazione predisposta non era destinata a sopravvivere al compimento dei reati-fine”. Inoltre, riguardo la contestazione della promessa di posti di lavoro in cambio del voto, non si è trovato un riscontro probatorio sufficiente. “I numerosi e frequenti accenni ai posti (in particolare all’Aimeri Ambiente n.d.r) non sono compiuti in termini tali da comprendere se il limite della propaganda elettorale fu concretamente superato”. Anche se il sospetto processuale per il giudice Fontana c’è, sulla base degli atti utilizzabili per la sua decisione “Non si va e non si può andare oltre”. Diversamente, come specificato dal magistrato “L’accordo criminoso era destinato ad esaurirsi ed in effetti si è esaurito nella realizzazione dei plurimi reati di voto di scambio”. Nelle sue conclusioni il giudice Fontana scrive in merito all’accertata penale responsabilità di tutti gli imputati “Sono state valutate sufficienti a fondare la responsabilità le prove relative alla corruzione elettorale compiuta attraverso la dazione dei pacchi alimentari agli elettori”. Per tale motivo il giudice Lucia Fontana ha condannato, Giuseppe Galbo e Filippo Renda, concesse le circostanze attenuanti generiche, alla pena di sei mesi di reclusione ed euro 280 di multa; Bambina Giuseppe, Ciccia Francesco Massimiliano, Antonino Papania alla pena di otto mesi di reclusione ed euro 400 di multa. Inoltre, per tutti gli imputati, la sospensione dal diritto elettorale e da tutti i pubblici uffici per un periodo pari alla durata della pena detentiva inflitta; al pagamento delle spese processuali; al risarcirmento dei danni per ciascuna parte civile: Nicolò Solina 10 mila euro; Comune di Alcamo 4 mila euro; ai 113 elettori 100 euro cada uno.

Linda Ferrara

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